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Credit: ANAKIN CHAN, USA

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64968

Ultime novità: l’Oréal, nei 6 mesi utile netto a 2 mld (+37,7%)

l'oreal

Il colosso francese della cosmetica L’Oréal ha chiuso il primo semestre del 2017 con un utile netto di 2 miliardi di euro, in rialzo del 37,7% rispetto allo stesso periodo del 2016. I ricavi sono saliti del 4% a 13,4 miliardi di euro (+4,3% a parità di perimetro), mentre l’utile operativo si è attestato a 2,5 miliardi di euro in rialzo del 7,1 per cento. Il gruppo, che a fine giugno ha venduto per un miliardo di euro The Body Shop al gruppo brasiliano Natura Cosméticos, che frenava la sua redditività, “potrebbe raggiungere per la prima volta un margine operativo pari al 18% del fatturato a fine anno, contro il 17,6% del 2016”, ha affermato il presidente e  CEO Jean-Paul Agon in una nota.

Nel dettaglio, a trainare i conti di L’Oréal è stata la divisione Luxe in crescita del 15,4% a 4,14 miliardi di euro, seguita dagli Active Cosmetics  in aumento dell’11,1% a 1,13 miliardi. “In un mercato del beauty che, come nel primo trimestre, ha dimostrato di essere estremamente contrastato e atipico – ha concluso Agon – il gruppo ha continuato a espandersi, con una solida crescita organica e performance differenziate attraverso le varie divisioni”.

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64963

Il web vale 391 miliardi nel fashion, 84 nel beauty, 133 nell’arredo

web

Il web è uno strumento ormai imprescindibile per le aziende, non tanto come driver delle vendite, quanto di conoscenza del consumatore.

Un mezzo di cui si parla da anni, ma il cui margine di miglioramento e le cui potenzialità sono ancora per larga parte inesplorate. Il settore vanta numeri monstre: stando ai dati diffusi nel 2020 il 15% dei commerci mondiali sarà intermediato dall’online. Ma già oggi, emergono dati impressionanti: sono 2 miliardi e mezzo le persone che si informano online prima di acquistare; la spesa media annua del consumatore ‘multicanale’ è superiore a quella del cliente monocanale; quest’anno, il fatturato generato dall’online sarà di 391 miliardi di euro per il fashion, di 84 per il beauty e di 133 per l’arredo.

E le aziende che non comunicano con i propri consumatori sul web rischiano di rimanere indietro. Per quanto riguarda l’Italia, c’è ancora molto da fare soprattutto per raggiungere i mercati online più lontani: in una ricerca presentata da Contactlab, è emerso che i Paesi asiatici e la Russia sono ancora poco presidiati dalle nostre aziende, almeno sul web. Grandi difficoltà sono generate anche dalla poca propensione da parte delle società stesse a raccontarsi con uno storytelling credibile e ingaggiante.

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64885

I dati di COSMETICA ITALIA: quasi 11 miliardi di fatturato globale per il settore cosmetico italiano e un export dalla crescita inarrestabile

cosmetica italia

Ottime performance per negozi specializzati, monomarca e e-commerce, che attraggono sempre di più i consumatori. I dati dell’Indagine Congiunturale di COSMETICA ITALIA relativi alle stime per il 2017 confermano la crescita del fatturato globale del settore cosmetico. I dati di chiusura del 2016 registravano infatti un valore di 10,5 miliardi e per il 2017 si prevedono cifre che si avvicinano agli 11 miliardi di euro. Rimane positivo anche l’impatto dell’export, per il quale si stima una crescita del 9,5% di qui a fine anno.

I canali professionali, rappresentati da saloni di acconciatura e centri estetici, sono in crescita da alcuni mesi e per il 2017 si prevede una chiusura vicina a un +2%. A fare da traino per la grande distribuzione sono invece i monomarca e gli spazi specializzati casa-toilette, che hanno registrato incrementi superiori al 6%. Corre anche l’e-commerce, che incide in maniera consistente sul segmento delle vendite dirette, per le quali si prevede una crescita di 8,5 punti percentuali.
Nel 2017 il Centro Studi di Cosmetica Italia ha avviato una rilevazione sui cosmetici a connotazione naturale. Il green ha registrato un valore di 950 milioni di euro di fatturato, che copre circa il 9% del fatturato totale del settore cosmetico.
I dati preconsuntivi relativi al I semestre del 2017 segnano una piccola crescita per i canali dell’erboristeria (+0,8%) e della farmacia (+0,5%). Sof-frono invece le vendite in profumeria, che riportano un lieve calo dello 0,5%.

Si conferma infine la tendenza positiva delle aziende terziste, che si pongono a monte della filiera e in maniera trasversale verso gli altri canali. I contoterzisti hanno raggiunto un +5% nel I semestre del 2017 e si prevede un’ulteriore crescita nella seconda parte dell’anno. «In occasione della Congiunturale di metà anno – commenta Gian Andrea Positano, Responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia – sono stati pro-posti i confronti tra canali tradizionali e nuovi canali, per dimostrare la complessità del mercato interno e, al tempo stesso, la velocità di adeguamento alle nuove situazioni da parte delle imprese nazionali».

CLICCA QUI PER VISIONARE IL RAPPORTO COMPLETO

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64809

La Apple è a rischio di perdita valore in Borsa

apple perde valore

Negli ultimi anni ci siamo assuefatti a delle anomalie impensabili. Che senso ha che un’azienda come la Apple abbia una capitalizzazione in borsa pari alla metà del Pil italiano?

Non inventa più nulla di veramente nuovo dalla morte di Steve Jobs in qua, e fa produrre in Cina i suoi gadget che i cinesi potrebbero venderci a un terzo del prezzo, se solo non fossero.. cinesi.

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64721

I consumatori sempre più attenti alle etichette dei prodotti

ingredienti

I consumatori sono sempre più interessati alla provenienza e alla composizione dei prodotti che acquistano.

Dalle indagini di Nielsen emerge infatti l’immagine di un consumatore che legge le etichette ed è attento agli ingredienti.

Il consumatore è in effetti attento agli ingredienti, non solo nel mondo alimentare, ma anche nella cura della persona. Abbiamo scoperto che determinati ingredienti come il lampone e le bacche di Goji cominciano a essere importanti quando si tratta di acquistare cibo, mentre nella cura della persona possono fare la differenza ingredienti come la soia, la noce di cocco, la calendula e il beta carotene.

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64740

La decadenza di alcune Aziende

aziende in declino

Stanno velocemente perdendo la loro posizione di leadership alcune fra le Aziende fino a qualche tempo fa ritenute il punto di riferimento per tutto il mercato dell’hairstyling.

Colpa del management? Colpa della politica o strategia aziendale? Colpa dei prodotti? Colpa dei prezzi? Colpa della “distribuzione” ? Colpa del calo della notorietà?

Stiamo facendo una ricerca sul mercato intervistando moltissimi operatori e vi informeremo prestissimo dei risultati.

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64724

Imprenditori cinesi, boom a Bologna

cinesi

Erano 768 alla fine del 2012, in poco più di quattro anni sono diventati 1.004. La maggioranza lavora nel capoluogo, ma cresce il peso di quelli che aprono l’attività nell’hinterland. Gli imprenditori cinesi di Bologna continuano ad aumentare, contrariamente a quella che è una tendenza generale che vede una stagnazione (quando va bene). E nel primo trimestre del 2017, secondo i dati dell’Ufficio Statistica della Camera di Commercio, erano oltre mille i titolari d’impresa registrati su tutto il territorio metropolitano. Rispetto alla fine del 2012, sono aumentati del 30,7%. Molto più di quanto non sia accaduto, nello stesso periodo, nel resto dell’Emilia-Romagna o d’Italia: nell’intero Paese, nello stesso periodo, gli imprenditori di nazionalità cinese sono cresciuti del 18%, lungo la via Emilia del 15,8%. Ma c’è un altro dato che dà l’idea di quanto sia dinamica l’imprenditoria cinese a Bologna: i residenti nel capoluogo dai 15 anni in su sono 2.835. Significa che il 19% di loro è titolare di un’attività. Rimanendo sotto le Due Torri la crescita, per quanto in doppia cifra, si è fermata al 20,3%: si contavano 449 imprenditori a fine 2012, sono diventati 540.

Nei Comuni della provincia l’aumento è stato molto più forte, del 45,5%: e i titolari d’impresa, da 319 che erano, sono diventati 464. Messi insieme, rappresentano il 2,2% dei titolari d’impresa registrati in tutta la Città metropolitana. Secondo il rapporto 2016 del Ministero del Lavoro sulla presenza dei migranti nella Città metropolitana, la Cina è il primo Paese di nascita dei titolari non comunitari d’impresa. Tra chi sceglie il capoluogo e chi si rivolge all’hinterland le differenze sono molte, soprattutto nella scelta del campo in cui operare. Chi lavora all’ombra delle Due Torri punta soprattutto sui servizi: è così in oltre tre casi su quattro, per un totale di 417 imprenditori. Nel settore più numeroso, quello del commercio, i numeri sono in discesa: gli attivi sono 171, ma erano 179 appena quattro anni fa. Colpa soprattutto del declino del commercio ambulante, che conta 42 imprenditori, 22 in meno di fine 2012. Mentre si è registrato un boom di baristi: sono 90, erano 59 appena quattro anni fa. Una crescita del 52,5%, di molto superiore a quella dei ristoratori che passano da 30 a 36. L’altro grande cavallo di battaglia è costituito dalle altre attività di servizi: si contano 56 parrucchieri, erano 40 quattro anni fa. E sono quintuplicati i centri benessere, da quattro a venti.

Quando si esce dalla città, la situazione si inverte e a dominare è l’industria: 252 imprenditori, il 54,3% del totale, sono titolari di un’impresa in questo comparto. E, a differenza dei loro colleghi in città, che viaggiano sugli stessi numeri da quattro anni, sono cresciuti del 33,3%. È soprattutto la sartoria a spingere la crescita della manifattura cinese: i titolari d’impresa sono passati, in quattro anni, da 149 a 193. Anche qui, però, la crescita dei servizi sembra inarrestabile: se a fine 2012 si contavano 128 baristi, ristoratori e parrucchieri sparsi per l’hinterland, il boom del terziario cinese non è stato indifferente nemmeno qui e ha portato a 211 il numero di imprenditori del terziario. Ancora di più fanno i parrucchieri, che fuori Bologna erano appena quattro e, nel giro di poche stagioni, sono arrivati a quota quattordici, e i titolari di centri benessere, passati da tre a nove.

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64737

GOSSIP.SM : il Giornale Quotidiano della moda capelli più letto al mondo !

gossip

Un sondaggio ha evidenziato la superiorità per contenuti manageriali, foto artistiche, di cronaca, etc, di GOSSIP.SM: il giornale quotidiano on line della moda capelli.

I migliori manager di Aziende, i migliori hairstylists, i migliori distributori leggono spessissimo questo sito web: il massimo !

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news n°

64732

Pirateria nella pubblicità

pirateria pubblicitaria

La pubblicazione gratuita da parte degli editori, o simili, di pagine pubblicitarie o articoli correlati è l’equivalente di un’azione di PIRATERIA. E’ infatti un’azione da ritenersi come “concorrenza sleale” nei confronti delle aziende o dei clienti che pagano la pubblicità e che mantengono così, anche senza volerlo, i loro concorrenti che sfruttano i mezzi di comunicazione senza avere costi.

Nell’ambiente editoriale queste azioni maldestre si chiamano “MARKETTE”. C’è poi da sottolineare che queste “markette” che vengono interpretate come redazionali sono fatte “senza fattura” e quindi c’è un possibile illecito anche fiscale.

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